Analisi trauma-informed di un fenomeno che passa spesso inosservato
In un nostro recente articolo su Yoga Magazine* abbiamo affrontato un tema che spesso passa inosservato ma che ci da la possibilità di illustrare l’importanza dell’attenzione ai dettagli con un approccio trauma-informed.
La storia di Anna
Anna è una 40enne alla sua prima lezione di hatha yoga. Durante la lezione segue tutte le istruzioni dell'insegnante, comprese le varianti semplificate più adatte ai principianti. Al termine della lezione si accorge di essere distratta, stanca e con un doloroso cerchio alla testa. Anna si convince che lo yoga non faccia per lei e decide di iscriversi piuttosto in palestra.
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Questa situazione, non del tutto infrequente, in genere non attiva grandi riflessioni; si potrebbe liquidare al massimo con “lo yoga non fa per Anna”, oppure “Anna non ha incontrato l’insegnante giusto per lei”. A nostro parere è invece fondamentale studiare questi fenomeni apparentemente poco rilevanti: ci interessa capire come mai Anna decida di non tornare più a praticare. Questo perchè i drop-out esistono non solo alla prima lezione di prova, ma a volte anche tra allievi assidui che scompaiono improvvisamente o riducono drasticamente la frequenza senza che ci sia una reale motivazione.
È possibile che qualcosa della lezione o della relazione con l’insegnante riattivi improvvisamente memorie negative legate a esperienze precedenti non necessariamente accadute sul tappetino.
Non tornare più a lezione diventa quindi un importante schema difensivo che protegge dalla riesposizione a queste memorie.
Nella maggior parte dei casi tutto questo avviene in una forma implicita: le memorie sono sensazioni, stati di malessere indefiniti come nel caso di Anna, e non raggiungono la consapevolezza. Sono memorie di origine traumatica.
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